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"i Di Fiore FOTOGRAFI sono i miei Fotografi"

Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Articolo del 13/04/2008 Pubblicato in attualità Letto 2757 Volte

jovanotti - A te

 

Articolo del 12/04/2008 Pubblicato in attualità Letto 1192 Volte

L'Homo technologicus cede il passo: sta per arrivare il Mobilis nomade.

CRISTINA NADOTTI

Il luogo in cui la connessione è possibile, gratuita, facile, attira i nuovi nomadi come un'oasi attira i beduini del deserto.

L'homo technologicus si evolverà in mobilis nomade, un uomo che con il suo apparecchietto, che ora immaginiamo come un Blackberry o un iPhone, si sposterà di luogo in luogo avendo con sé tutto quel che gli serve per mantenere i legami sociali e il lavoro. Il settimanale britannico The Economist dedica nel numero uscito l'11 aprile un inserto speciale per fare il punto su dove ci stanno portando le nuove tecnologie e la conclusione è proprio questa: a circa 10mila anni dalla trasformazione dei cacciatori-raccoglitori in agricoltori, si perderà la sedentarietà, si tornerà a non identificare in un solo punto gli elementi basilari per la sussistenza.

Le intuizioni dei teorici. L'idea non è nuova: di wi-nomads e di techno-bedouins aveva già teorizzato il maggiore studioso di media e comunicazione, Herbert Marshall McLuhan, negli anni '70. Nella sua interpretazione degli effetti prodotti dalla comunicazione sia sulla società, sia sul singolo, McLuhan aveva già immaginato nomadi che si spostavano da una parte all'altra a grande velocità, trovando le strutture indispensabili alla sopravvivenza in ogni luogo, in un ipotetico "villaggio globale". E Digital Nomad è il titolo del libro di Tsugio Makimoto e David Manners, del 1995, in cui si esplorano tutte le possibilità che si aprono nel mondo del lavoro con le nuove tecnologie.

Realtà oltre la fantasia. Quanto è accaduto nel corso di 10 anni o poco più, tuttavia, supera di gran lunga la realtà. Nel dossier dell'Economist si sottolinea che non sono tanto le tecnologie intese come apparecchi, gli hardware, a cambiare la realtà, quanto il fatto di essere perennemente connessi. È il luogo in cui la connessione è possibile, gratuita, facile, che attira i nuovi nomadi, come un'oasi attira i beduini del deserto. Proprio come i beduini, scrive Andreas Kluth sul settimanale britannico, non portano l'acqua con sé ma si spostano da un luogo all'altro dove sanno di poterla trovare, così i nomadi di oggi non portano con sé carta per scrivere e a volte neanche il computer. Bastano un Blackberry o un iPhone. Se serve una tastiera e una stampante la troveranno con facilità, e non importa se ci si sposti per un lungo viaggio o nell'ambito del quartiere: l'importante è che ovunque ci sia la possibilità di connettersi alla rete.

Come ci cambia la comunicazione wireless. Lavoro, luoghi e relazioni sociali: sono questi gli aspetti della nostra vita che saranno più influenzati dal nuovo nomadismo. Ci sono gioie e dolori per ogni aspetto toccato dalle tecnologie. Prendiamo il lavoro: all'inizio si pensava che il telelavoro potesse essere una panacea per molte categorie svantaggiate, prime fra tutte le donne alle prese con i figli. In realtà lavorare ovunque significa anche lavorare in qualunque momento, non avere orari in cui si stacca davvero. Ma il lavoro mobile ha anche altri aspetti e l'esempio più illuminante è quello del movimento di opinione progressista statunitense MoveOn.org. Nato attraverso scambio di opinioni in rete è diventato presto un movimento organizzato con una struttura fissa di coordinatori. I fondatori hanno però deciso di non far nascere una sede, per la paura che un movimento spontaneo diventasse un centro di potere e così è rimasto un gruppo di persone collegate solo da una connessione online.

Il nomadismo del wireless cambia i luoghi. In molte società si sono già ridotte le scrivanie, perché i dipendenti stanno sempre meno al loro posto e chi progetta gli spazi riflette su questo aspetto quando li progetta. L'esempio più lampante dei nuovi luoghi sono i vecchi caffè o bar: insieme alla qualità di cibo e bevande, la connessione fa la differenza. E non è necessario andare negli Stati Uniti per notare l'avvento del wi-fi nei luoghi: in Italia ci sono interi paesi connessi e nelle città i parchi o i campus universitari offrono wi-fi spot. Non ultime sono le relazioni sociali ad essere modellate sulla connessione perenne. Molti rapporti affettivi sono fatti di messaggini telefonici e conversazioni chat, un modo di comunicare che non riguarda più solo gli adolescenti. Proprio in questi giorni una ricerca statunitense ha stabilito che negli ultimi due anni l'uso degli sms è cresciuto del 130 per cento tra persone nella fascia di età dai 45 ai 54 anni, contro il 41 per cento negli adolescenti tra 13 e 17 anni. I sociologi però avvertono: si consolidano i legami familiari, con nonni, genitori e figli sempre più bravi nel tenere i rapporti via Internet, ma cresce l'indifferenza verso l'estraneo reale. Un nickname della chat a volte è più interessante e riceve più affetto di una persona in carne e ossa che incontriamo sulle scale di casa.

Il trillo che ci segue ovunque. Nei giorni scorsi è stata annunciato il via libera alle conversazioni con cellulari sugli aerei. Continental Airlines, American Airlines e JetBlue stanno pensando a qualcosa di più, l'introduzione del Wi-Fi sui loro aerei. Connessi ovunque, anche a migliaia di chilometri di altezza, pronti a essere testimoni di tutto. L'inchiesta dell'Economist si chiude proprio con la considerazione che i nuovi nomadi sono anche "nomadic monitor", testimoni perenni di tutto quel che accade intorno a loro e può essere filmato, trasmesso, documentato. Ancora gioie e dolori: nel mondo dei nomadi Wi-Fi, avverte infine il dossier, si rischia di perdere parte della nostra natura umana. C'è sempre dell'allarmismo di fronte alla novità, l'importante, è la conclusione dell'Economist, è sapere qual è il pulsante dell'accensione ma avere altrettanto chiaro qual è quello per spegnere tutto.

fonte: www.repubblica.it

 

Articolo del 09/04/2008 Pubblicato in attualità Letto 1170 Volte

Fedele e con commenti di qualità. Il lettore di blog? Un abitudinario.

ROBERTA PIZZOLANTE

 I diari online - per la prima volta - dal punto di vista degli utenti I risultati di una ricerca dell'Università della California di Irvine.

Per Charles ormai è parte del rituale mattutino, come pendere il caffè: avvia il pc per controllare la mail e, intanto, va a sbirciare se sui 4-5 blog che tiene d'occhio c'è qualcosa di nuovo. E che valga la pena di essere letto. Gli basta un'occhiata, pochi secondi, anche perché raramente interviene a dire la sua: se lo fa è quasi per un dovere sociale. Charles è uno dei volontari arruolati dai ricercatori della California University di Irvine per studiare da vicino il comportamento dei lettori abituali di blog. Veri aficionados di più diari, che consultano almeno due volte alla settimana.

L'obiettivo dell'indagine, la prima che guarda al mondo dei blog dal punto di vista dei lettori, è capire come l'interattività venga utilizzata e vissuta dai lettori e, più in generale, valutare l'impatto sociale del Web 2.0. Una ricerca, secondo Eric Baumer e colleghi - a Firenze in questi giorni per presentare i risultati al convegno internazionale Computer Human-Interaction a Firenze (5-10 aprile) - che da il via a una rivoluzione copernicana nello studio della blogsfera, finora focalizzata sul ruolo dei blogger. I 15 lettori di blog "vivisezionati" dai ricercatori californiani sono l'avanguardia di un esercito che negli Stati Uniti conta oltre 50 milioni di effettivi e le cui fila continuano a ingrossarsi: dal febbraio al marzo del 2007 Technorati, il motore di ricerca dedicato ai blog, ha raddoppiato i visitatori unici, superando i 9 milioni. I consumatori di blog più assidui sono però gli asiatici (il 74% di giapponesi frequenta blog) mentre da noi sono quasi due milioni gli italiani che ne scrivono o li leggono (Dati Nielsen 2006) tanto che la nostra lingua è balzata al quarto posto nella statistica di quelle più utilizzate in Rete, dopo l'inglese, il giapponese e il cinese. Si tratta di un pubblico per lo più maschile e giovane, molto attivo socialmente, interessato soprattutto ai blog personali, ma anche a quelli di informatica, politica, musica e letteratura e che considera questi media più attendibili di quotidiani, giornali online e radio-telegiornali.

Anche fra i lettori presi in esame dalla ricerca californiana gli interessi spaziano dalla tecnologia ai temi più intimi e personali. Judith frequenta i blog per restare in contatto con gli amici, Lillian per condividere esperienze, Charles per restare informato. Varie anche le aspettative: si è più esigenti in termini di grafica e di aggiornamenti con i blog più popolari e meno con quelli di amici e conoscenti.

Ma se scopi e interessi variano, per tutti frequentare i blog è ormai un'abitudine, come già controllare la posta elettronica. Qualcosa che si fa quasi automaticamente, senza nessuna aspettativa specifica. Tanto è vero che, anche se compare un nuovo post, non sempre ci si precipita a leggerlo: "Perdere un post" non è poi la fine del mondo. Tanto quando si ritorna sul blog dopo un'assenza si può sempre ripescare dall'archivio oppure soffermarsi sul post più recente, anche se è un po' datato. I lettori, infatti, non fanno molto caso alle date e tendono a considerare la freschezza di un post per la sua posizione in pagina. E se c'è chi deve intervenire a tutti i costi nei dibattiti, per altri, come Connie, "basta leggere per sentirsi partecipe". Tuttavia, molti intervistati si sentono quasi obbligati a leggere e commentare, soprattutto nel caso di blog di amici. E quando trovano un intervento "impegnativo", ricompensano l'autore con un commento altrettanto articolato. "Un buon post merita una risposta dal pubblico", dice Patricia, mentre per Jill "commentare è una forma di cortesia".

"Questi risultati sono in linea con la mia esperienza. Ad eccezione dei blog di carattere personale, nei quali il commento dovrebbe venire facile per via di una conoscenza diretta dell'autore, i lettori scrivono solo se hanno qualcosa da aggiungere", dice Luca Conti, autore del blog Pandemia.

"Spesso si visitano le pagine di un blog come si sfogliano quelle di un giornale", spiega il blogger, "subentra, è vero, una certa abitudine ma forse è meglio parlare di fidelizzazione: vado su quel blog indipendentemente dal nuovo contenuto che mi aspetto di trovare perché comunque ne riconosco il valore". Conoscere gusti e abitudini del pubblico è utile per migliorare la relazione nelle community online: "Questi dati sono molto ricercati anche dagli esperti di marketing aziendale e politico, per capire come meglio rivolgersi a certi utenti", aggiunge Luca Conti. E si capisce il perché. Una ricerca di Edelman dell'inizio del 2007 ha rilevato che buona parte dei lettori di blog sono anche "influencers", cioè svolgono attività in grado di influenzare la collettività. Mentre secondo una ricerca condotta da Nielsen in 47 Paesi (Nielsen Global Online Consumer Survey 2007) il 61% degli intervistati ritiene che i consigli di altri consumatori postati online siano una fonte autorevole, più credibile anche dei siti aziendali, delle riviste o della televisione.

"Sappiamo chi è il lettore di blog e quali contenuti preferisce ma delle sue abitudini di lettura si sa poco. Le comunità che si creano intorno ai blog, concentrate soprattutto nelle metropoli, condividono informazioni ed esperienze e riescono così a superare ostacoli culturali e territoriali", aggiunge Tony Siino, blogger e ideatore di blogItalia.it. "Se il lettore è un po' distratto e non fa caso alle date è perché deve farsi largo tra troppe informazioni, è interessante invece il fatto che vogliano premiare il blogger con un buon commento. E' li che si vince dunque la sfida dell'attenzione. Saperne di più è utile certamente per i blogger, che spesso sanno ben poco del loro pubblico, ma lo è meno per i lettori, che perderebbero quel vantaggio grandissimo offerto dalla rete, cioè l'anonimato".

Fonte: www.repubblica.it

 

Articolo del 08/04/2008 Pubblicato in attualità Letto 1275 Volte

La televisione abbraccia Internet Il "terzo schermo" ora è adulto.

ERNESTO ASSANTE
La televisione abbraccia Internet


Il "terzo schermo" ora è adulto
CANNES (Francia) - Il "terzo schermo", quello dei computer, non viene più visto come un potenziale avversario, ma come un'eccellente strumento per allargare il bacino di utenza dei prodotti televisivi: "Il matrimonio tra televisione e computer è ormai consolidato", dice Claude London della Bbc, "l'integrazione tra l'una e l'altro procede senza grandi scossoni.
Anzi, l'allargamento dell'offerta è per noi una necessità, arrivare al nostr pubblico in tutti i modi possibili, compreso Internet e i cellulari, è un obbiettivo imprescindibile". Hanno le idee più chiare che in passato gli operatori dei grandi network televisivi, ed infatti nei corridoi del Palais du Festival di Cannes, in Francia, la "confusione" tra televisivi, telefonici e internettari è completa.
Tutti "fanno e distribuiscono televisione", non importa attraverso quale canale. Anzi, più la strategia delle aziende produttrici è "multipiattaforma" e più hanno successo, come dimostra il caso della Disney, che oggi veicola i suoi contenuti in un universo multimediale completo riscuotendo un successo planetario. Internet non è più un oggetto sconosciuto, insomma, e nemmeno un semplice veicolo per replicare la tv che c'è già.
Accade in Italia, ad esempio con la programmazione di un canale via Internet completamente originale come Bonsai; accade in Inghilterra, dove la Bbc con l'iPlayer si è mossa con sicurezza alla conquista del pubblico del terzo schermo, offrendo non solo le sue trasmissioni di punta ma anche programmi pensati e realizzati apposta per il consumo via computer: e lo stesso accade nel resto d'Europa e negli Stati Uniti.
Le novità più interessanti emerse in questa edizione del MipTv sul fronte della tv via Internet sono due: Orange, uno dei principali operatori telefonici europei, ha annunciato il lancio di sei canali televisivi via Internet, un offerta che secondo i responsabili "rivoluzionerà l'universo della televisione.
Noi applichiamo ai contenuti televisivi quello che è già accaduto con successo nel campo della musica, un consumo nomade, individualizzato e desicronizzato". Tradotto in parole povere "la televisione dove la voglio io, quando la voglio io, come la voglio io", la morte ufficiale del palinsesto come fino ad oggi lo abbiamo conosciuto. "Cambiare punto di vista e prospettiva può essere molto positivo per il mondo della televisione", suggerisce Henrique De Castro, di YouTube, "la sfida posta da Internet e da siti come il nostro non può essere rifiutata".
Ed infatti i grandi produttori televisivi cercano di mettersi in sintonia con la visione frammentaria in stile YouTube. L'annuncio della Cbs è in questo senso illuminante: tra qualche settimana saranno disponibili on line i programmi che la Cbs ha realizzato per Internet attraverslo la sua divisione Eyelab. Programmi che durano pochi minuti ma che concentrano tutti i principali generi televisivi, dai quiz all'intrattenimento, dall'informazione alla comicità.
E non mancano, ovviamente, i telefilm, ridotti magari in clip di culto, come un dialogo tra Jennifer Love-Hewitt e un morto in "Ghost Wisperer", o il gesto ormai classico di David Caruso che si toglie gli occhiali in "Csi: Miami". "Lo scopo è creare contenuti che non possono essere visti altrove", dice Ron Scalera, vicepresidente della Cbs, "contenuti di alta qualità pensati per Internet. Il potenziale è enorme".
Secondo le ricerche fatte dalla Cbs il pubblico di Internet resta collegato su YouTube anche due ore consecutive, ma ama la varietà e la ricchezza dei contenuti, preferisce vedere molte clip di due minuti che seguire una intera puntata di un telefilm. "Per quello c'è la televisione, che funziona ancora ottimamente".

fonte: repubblica.it
 

Articolo del 08/04/2008 Pubblicato in attualità Letto 986 Volte

il mattino di Napoli...

 

Articolo del 05/04/2008 Pubblicato in attualità Letto 1110 Volte

Nino Buonocore a Portici: una magia intorno alla musica.



cliccate sulla foto: slideshow concerto
 

Articolo del 31/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 4894 Volte

I 101 siti più utili al mondo (almeno secondo gli inglesi)

Presenti Google ed eBay, ma anche Anonymouse, il sito per navigare in assoluto anonimato.


Tra i siti in questione c'è anche come trovare una fermata della metrò di Londra In rete c'è davvero di tutto, si sa, e volendo fare una cernita delle pagine web che realmente possono essere d'aiuto agli internauti ci sarebbe da perdersi nella marea di indirizzi più o meno utili cui ci si può rivolgere a seconda di ciò di cui si ha bisogno.
David Baker
del quotidiano britannico Daily Telegraph ci ha provato, e il risultato è una lunga classifica dei 101 siti che – a suo parere – sono indispensabili (o per lo meno più utili di altri) a chi naviga in internet.

TECNOLOGICI
- L'elenco di Baker è strutturato in sette categorie, e in vetta alla lista dei siti catalogati sotto la voce «tecnologia» troviamo il motore di ricerca per eccellenza, Google assieme a tutto l'elenco dei suoi tool e delle sue applicazioni web, come Gmail, GoogleDocs o GoogleMaps. A seguire, alle spalle della grande G, compare un servizio altrettanto utile ai navigatori, anche se per motivi diversi: parliamo di Anonymouse, il sito che fin dal 1997 consente agli utenti di muoversi nelle maglie del web, inviare e-mail e partecipare a newsgroup senza lasciare traccia dei propri dati personali.

PER PASSARE IL TEMPO – La seconda categoria è dedicata all'intrattenimento, e al primo posto c'è DigitalSpy, il sito britannico leader nel campo dei media e dell'entertainment, appunto. Aggiornate 24 ore su 24, le pagine della «spia digitale» offrono notizie sui temi dello showbiz, cinema, musica, tv e quant'altro. Vanta oltre 199 mila utenti registrati e il suo forum è tra i primi 30 del mondo in lingua inglese.

INFORMAZIONE E VITA DOMESTICA – Tra i siti essenziali per chi cerca informazione si trova Newsmap, un'applicazione che raccoglie e offre in un formato grafico personalizzabile l'insieme di news pescate in rete dall'aggregatore di notizie di Google. Per quanto riguarda poi la categoria «case e vita domestica», il sito evidenziato come più significativo dal Telegraph è quello di Noise Mapping England. Trattasi di un progetto nato nell'ambito della National Ambient Noise Strategy (Nans) inglese il
cui obiettivo è la raccolta di informazioni sull'inquinamento acustico in Inghilterra per la compilazione di «mappe del rumore», per la segnalazione dei livelli di rumore sul territorio del Paese, corredati con l'indicazione delle cause del disturbo (traffico, aerei, industrie e così via).
Così, in pratica, per sapere se una via particolare di Londra (l'unica città attualmente mappata) è rumorosa o meno, basta cliccarla sulla mappa e vedere a che livello di inquinamento acustico corrisponde il colore con cui è evidenziata.

SOCIAL, ACQUISTI E VIAGGI – Sul versante del social networking, invece, non stupisce trovare al primo posto il nome di Facebook, il più popolare dei siti che permettono agli utenti di condividere amicizie e tenersi in contatto, ovunque ci si trovi nel mondo. Se invece ciò che interessa è lo shopping, il sito più utile non è il gettonatissimo eBay (presente in seconda posizione) ma il meno noto GiftGen, che offre consigli per gli acquisti selezionati in base al sesso, all'età e agli interessi dell'utente, oltre che al prezzo massimo che si intende pagare.
Infine, non poteva certo mancare una categoria «travel», perché si sa che sono sempre di più gli internauti che si rivolgono all'internet per la scelta e l'organizzazione di viaggi e vacanze.
Il migliore, per Baker, è il sito di Sky Scanner, che si occupa del monitoraggio dei prezzi offerti da tutte le compagnie aeree low-cost. Basta digitare la destinazione prescelta per il viaggio e valutare la soluzione più conveniente offerta dal motore. Il tutto, come sempre, in pochi click.

fonte: corriere.it
 

Articolo del 30/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 4645 Volte

Napoli, Sant'agata sui Due Golfi: Don Alfonso riapre e diventa relais.



C'è un gran da fare al civico 11 di corso Sant'Agata, a Sant'Agata sui Due Golfi, indirizzo ben noto ai gourmet.


Un via vai di operai, giardinieri e solerti signore: il 15 marzo riapre il celebre Don Alfonso 1890. Due anni di ristrutturazioni hanno dato un volto nuovo, piacevolmente di tendenza, allo storico indirizzo. Il pluristellato ristorante di Alfonso e Livia Iaccarino diventa Relais e presenta le sue sei elegantissime suite. Un'esplosione di colori gioiosi - dal lilla al fucsia al glicine-, di arredi d'epoca, scelti con cura, di dettagli pregiati come i lampadari di Murano e le ceramiche artigianali.
La palazzina antica, di fine Ottocento, tinteggiata di rosa pastello, è stata completamente ristrutturata: al piano terra c'è il ristorante con le cucine, il secondo piano e la mansarda sono stati destinati agli ospiti, ai viaggiator di gusto e di charme.
Sei stanze, tutte diverse e coloratissime. Belle, decorate con grande gusto, con bagni che sembrano piccoli salotti e dettagli di atmosfera. "La prima colazione sarà Alla Don Alsonso - avverte Livia - con prodotti nostri, della tradizione di una volta, come la ricotta fresca di fuscella, il pane con il pomodoro, le confetture fresche".
In giardino c'è ancora molto da fare, le piogge di questi giorni sono state impietose, a luglio ci sarà anche una piccola piscina. Intanto nelle cucine la brigata è già al lavoro, quattordici tra cuochi e pasticceri, con un'unica presenza femminile.
Si chiama Hayley Stvens, ha solo 23 anni e viene da New York ad imparare i segreti della cucina mediterranea. Anche il ristorante apre domani, ma la cucina - eh che cucina, tutta in acciaio, con fuochi ad induzione, e alle pareti maioliche della tradizione dipinte a mano - è in piena attività: c'è chi taglia, chi spezza la pasta a mano, chi impasta dolci, chi affetta ortaggi. "Facciamo delle prove, sperimentiamo dei piatti nuovi" spiega Luigi Tramontano, sous chef ovvero chef in seconda.
Nodino di manzo in crosta di sale e curcuma, pacchero con le fave, con tonno o alici - si vedrà - e poi un dessert al the verde con mele e pere. Ernesto, il figlio di Alfonso e Livia, sovrintende il tutto.
Sarà lui ad assaggiare i piatti cucinati dalla brigata e a decidere se andranno o meno in carta.

fonte: repubblica.it
 

Articolo del 29/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 1526 Volte

"La fotografia ha vent'anni di più" La capostipite all'asta da Sotheby's



La celebre casa d'aste batterà il 7 aprile a New York un "disegno fotogenico" che risalirebbe a fine Settecento "La fotografia ha vent'anni di più"

La capostipite all'asta da Sotheby's
di MICHELE SMARGIASSI

"La fotografia ha vent'anni di più"

La capostipite all'asta da Sotheby's SE SOTHEBY'S ha visto giusto, bisognerà retrodatare l'invenzione della fotografia almeno di un ventennio. La celebre casa d'aste batterà il 7 aprile a New York un'immagine che potrebbe essere anteriore alla più antica fotografia finora conosciuta. Si tratta di un "disegno fotogenico", ovvero della traccia impressa da un oggetto, in questo caso una foglia d'albero, su un foglio di carta sensibile esposto alla luce. Anonimo, assieme ad altri cinque foglietti simili è stato per anni attribuito all'inglese William Henry Fox Talbot, l'inventore del processo negativo-positivo, e datato 1839.
Ma la scoperta di una piccola "W" scritta a inchiostro in un angolo ha suggerito a Larry Schaaf, lo storico della fotografia e studioso di Talbot consultato da Sotheby's, che potrebbe trattarsi del prodotto di uno degli esperimenti condotti a partire dall'ultimo decennio del Settecento da Thomas Wedgwood (morto nel 1805), industriale britannico della ceramica, assieme agli amici Humphry Davy e James Watt.
Quegli esperimenti, noti alle storie ufficiali della fotografia, sono però sempre stati archiviati come insuccessi: i tre amici riuscirono sicuramente a ottenere le tracce di oggetti, ma non riuscirono a fissarle, cioè a impedire che la luce continuasse a impressionare i sali d'argento fino a rendere i fogli uniformemente neri.
Questa foglia rossastra potrebbe invece dimostrare che almeno in qualche caso Wedgwood riuscì a bloccare l'annerimento e a conservare un'immagine "non prodotta da mano umana". Il fatto che la proto-fotografia provenga dalla collezione della famiglia Bright, buoni conoscenti dei Wedgwood, offrirebbe un altro importante indizio di attribuzione. L'ipotesi lanciata dalla casa d'aste sta mettendo a rumore l'ambiente degli studiosi. Il primo tentativo riuscito di creare un'immagine stabile grazie alla sola azione della luce è considerato quello di Joseph Nicéphore Niépce, modesto inventore francese che nel 1826, a Chalon Sur Saône, riuscì a duplicare "per contatto" una litografia del cardinale d'Amboise, e nello stesso anno anche a catturare su una lastra spalmata di bitume di giudea, sul fondo di una camera oscura, una veduta dalla finestra della sua casa di campagna: l'immagine che, fortunosamente ritrovata nel 1952 dallo storico Hermut Gernsheim, è ora comunemente considerata "la prima fotografia del mondo".
L'invenzione della fotografia fu però resa nota pubblicamente solo nel 1939, Niépce ormai defunto, dal suo socio Daguerre che finì per darle il suo nome, dagherrotipo.
Per riscrivere il primo capitolo della fotologia, gli storici però reclamano prove più scientifiche della semplice attribuzione indiziaria: esami della carta in cerca di filigrane che la rendano databile, maggiori accertamenti sulla provenienza dell'immagine. Interpellato dai colleghi, Shaaf difende la sua ipotesi, anche se concorda sull'esigenza di ulteriori verifiche: "E' un'immagine graziosa ed affascinante, se dovesse rivelarsi autentica cambierebbe non la storia ma solo la storiografia. Non c'è stato tempo per approfondimenti perché Sotheby's non ha ritenuto di rinviare la vendita, spero che il prossimo proprietario autorizzi indagini più precise. Ma come storici dobbiamo essere aperti ad accogliere l'emergere di informazioni inedite".
Proposta inizialmente su una base d'asta tra i 100 e i 150 mila dollari, ora la proto-fotografia, ammette la direttrice della casa d'aste Denise Bethel, potrebbe "valere molto di più". Speculazione o scoperta? Per il momento, nessuno sembra aver sottolineato un'altra conseguenza, questa politico-diplomatica, dell'eventuale riscrittura della storia: la paternità della scoperta che ha aperto la strada alla civiltà dell'immagine di massa passerebbe dalla Francia alla Gran Bretagna.

fonte: repubblica.it
 

Articolo del 28/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 1571 Volte

Adobe Photoshop ora va online si chiama Express ed è gratuito.

L'azienda Usa presenta il suo servizio riservato a utenti non professionali per modificare e conservare le foto online Adobe Photoshop ora va online si chiama Express ed è gratuito



A disposizione 2 GB di spazio. Un'interfaccia innovativa di FRANCESCO CACCAVELLA

IL MERCATO delle applicazioni web 2.0, i software gratuiti che si usano grazie al solo browser, si arricchisce di un protagonista di lusso: Photoshop. Adobe, l'azienda statuntense che produce il noto software di fotoritocco, ha oggi aperto a chiunque la registrazione al servizio Photoshop Express, un'applicazione in grado di modificare, migliorare e pubblicare online fotografie digitali senza installare nulla sul proprio computer, semplicemente navigando con il browser sul sito dell'applicazione. Intendiamoci: Photoshop Express non sostituisce il software per desktop, da alcuni mesi disponibile nella versione CS3. Non offre livelli, funzioni di scontorno, modifica avanzata del colore e i molti strumenti indispensabili per grafici o fotografi professionisti.

Chi ha bisogno di tutto questo dovrà continuare a sborsare i circa 900 euro (più IVA) che servono per acquistare il programma completo. Gli amanti della fotografia digitale e chiunque non perde occasione per scattare foto di viaggi, eventi o riunioni di famiglia troverà invece semplici e utili le funzionalità di Express, ben integrate inoltre in un'interfaccia grafica d'effetto e molto reattiva che ricorda lo stile elegante delle ultime applicazioni di Adobe.
L'azienda, del resto, ha già mostrato di saper progettare eccellenti applicazioni web con Premiere Express, il servizio di modifica video integrato, tra gli altri, in Youtube.

Tutte le foto presenti nel servizio vengono organizzate in una libreria. Un doppio clic su una foto e si entra nella sezione di modifica. I controlli al lato permettono di ruotare la foto, ritagliarla oppure di clonare aree in modo da renderle più omogenee. Davvero comodi i controlli per correggere l'esposizione, la saturazione o per diverse altri ritocchi. Una volta selezionato il comando Express offre un set di immagini con diversi parametri di correzione: basca scorrerli ad uno ad uno per scegliere quello che meglio si addice all'immagine. Con un po' più di creatività si possono usare gli effetti: un tocco e la foto diventa in bianco e nero, virata in un colore preferito o mostrata come se fosse un disegno a matita. C'è anche l'onnipresente correttore degli occhi rossi.
Non vi preoccupare di aggiungere tutti gli effetti che volete: un pulsante chiamato Reset All permette di eliminare ogni effetti mentre il sistema mantiene in memoria ogni singolo passaggio permettendo di tornare indietro in ogni momento.
I 2 GByte di spazio che il servizio offre gratuitamente per la pubblicazione delle foto sono capaci di contenere fino a 2500 fotografie a media risoluzione, molte di più se la risoluzione scende e si perde un po' di qualità. Le foto possono essere organizzate in album e rese così visibili a chiunque in una galleria web, parzialmente personalizzabile, offerta gratuitamente sui server di Adobe. Se volete condividere solo una foto cliccate sul pulsante E-Mail Potho e il destinatario riceverà un link per poterle vedere. Il vantaggio di un software sul web è che questo può facilmente integrare servizi o funzioni di altri servizi. In Photoshop Express potrete collegarvi ad un account Facebook, Photobucket o Picasa e scaricare le foto lì conservate e modificarle direttamente nel servizio.
La funzione è bidirezionale: le foto possono poi essere inviate indietro al servizio così da tenere sincronizzati i ricordi digitali.
È naturalmente presente un sistema per caricare le foto dal computer ma ogni foto, solo in formato Jpeg, non può superare i 10 Mbyte di dimensione o i 4 mila pixel in altezza o larghezza. Se avete una fotocamera di oltre 10 megapixel significa che dovrete ridurre di un po' la risoluzione per permettere di lavorare con Photoshop Express.
Photoshop Express non è l'unico servizio del genere. Picnik, il suo principale concorrente, offre funzioni simili, è anche in italiano ed è già integrato come servizio predefinito in Flickr, il più noto servizio di pubblicazione di foto online. Picasa è il software di gestione foto di Google che, anche se basato sul Desktop, offre 1 GByte espandibili a pagamento per pubblicare le foto sul
Web. Express tuttavia offre un'interfaccia, al momento solo in inglese, molto innovativa e veloce e il nome di Adobe in tema di fotografie fa ben sperare in utili innovazioni.

fonte: repubblica.it
 

Articolo del 25/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 2485 Volte

Poeta Massimo, in uscita il 4 aprile 2008 un disco con Canzoni di Massimo Troisi e Enzo De Caro.

Da Repubblica.it – 23 Marzo 2008.

In un bell’articolo, pubblicato su Repubblica.it, si parla della prossima uscita di una raccolta di canzoni del compianto e amatissimo attore Napoletano di San giorgio a Cremano. Uscirà il 4 Aprile, infatti, il disco “Poeta Massimo”, un omaggio dell’attore Enzo Decaro all’amico scomparso.

Silvana Mazzocchi scrive: “Versi fatti riemergere trent'anni dopo con quella gioia sofferta e discreta che solo una grande amicizia permette. Dodici canzoni scritte da Massimo Troisi insieme con Enzo Decaro nel 1975, all'inizio del loro sodalizio artistico, prima del grande successo toccato alla Smorfia, quando il trio Troisi-Arena-Decaro conquistò la notorietà grazie alla radio e alla tv. Dodici poesie, rimaste finora sconosciute, che Troisi aveva musicato con il suo amico chitarrista Vincenzo Purcaro (in arte Decaro). Una sfida lanciata con ironia e dedizione, in una stagione lontana intrecciata di passioni, speranze e utopie. Il disco, Poeta Massimo, in uscita il 4 aprile, verrà presentato in contemporanea al ministero dei Beni culturali. "Eravamo due ragazzi che cercavano la loro strada. E le canzoni, la musica erano una delle tante possibili. Ci vedevamo dove capitava, Massimo buttava giù un'idea e se ne parlava, se ne discuteva". “

Nell’articolo completo, l’intervista con Decaro e tutti i dettagli sul disco e sulla nascita dell’idea.

 

Articolo del 24/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 1365 Volte

Dal 22 marzo al 13 aprile la splendida fioritura nell'Isola Madre. Giardini delle camelie aperti per l'esplosione della primavera.

Dal 22 marzo al 13 aprile la splendida fioritura nell'Isola Madre Sarà possibile ammirare e fotografare anche varietà oggi estinte Giardini delle camelie aperti per l'esplosione della primavera.
 di SARA FICOCELLI

Giardini delle camelie aperti
per l'esplosione della primavera

ISOLA MADRE, LAGO MAGGIORE - Insieme alla rosa è il fiore più romantico e profumato, nel linguaggio botanico è sinonimo di "perfetta bellezza" e "superiorità non esibita" e in genere si regala in segno di stima. La camelia dal 22 marzo al 13 aprile sarà la protagonista di un'esplosione di colori nei giardini dell'Isola Madre, di proprietà della famiglia Borromeo, la più grande dell'arcipelago del Lago Maggiore.

Da una varietà di camelia si estrae il té verde. Ed è pensando alla camelia che Alexandre Dumas scrisse il suo libro più scandaloso (La signora delle camelie appunto), da cui ebbe origine la moda di usarne una come ornamento di generose scollature. La camelia, che nel 1848 tanto colpì lo scrittore francese, già venti anni prima aveva fatto innamorare Giberto V Borromeo e suo figlio Vitaliano IX, che decisero di introdurla nel giardino dell'Isola. Anni di lavoro hanno portato mani esperte a ottenere circa 500 varietà diverse, tanto che la Madre è stata poi definita "isola delle camelie".
Trattandosi di un parco storico, alcuni esemplari hanno assunto con il tempo le dimensioni di veri e propri alberi. Per quanto riguarda i giardini aperti al pubblico, sono oltre 150 le varietà che per tre settimane si potranno annusare, fotografare, filmare e ammirare, compresa l'antica Pink Rosea.
Gli appassionati di tecnologia potranno riprendere i fiori e inviare le immagini al sito delle Isole Borromee: le più belle saranno messe on line, con il nome del loro autore e la data in cui è stata documentata la fioritura. Tra fiori recisi e foglie di tè, si potrà finalmente rivedere la Hagoramo, una antichissima varietà originaria del Giappone, in lingua originale "franklinia alatamaha", ovvero "abito di piume".
Questa specie è ormai estinta in natura e si può trovare solo qui; i giardini ospitano anche le specie Camelia Cuspidata, Saluensis, Salicifiglia e Transnokoensis. Le camelie, originarie di Cina e Giappone, furono importate in Europa da G. J. Camel a partire dalla seconda metà del '700, ma la pianta raggiunse vera popolarità solo un secolo dopo, grazie al libro di Dumas.
Da allora il suo successo è stato consacrato più volte: Madame Chanel ha insegnato a portarla sui suoi tailleur e negli anni '30 non c'era giardino che non ne avesse una.
Questo fiore meraviglioso non poteva che trovare dimora qui, su un'isola nobile, tra le acque serene di un lago. Un'isola definita da Gustave Flaubert "il luogo più voluttuoso del mondo" per la sua atmosfera raccolta, quasi incantata. Un giardino di piante rare e fiori esotici, nel quale vivono in libertà pavoni, pappagalli e fagiani, rendendo a pieno il fascino di una terra tropicale. Oltre alle camelie, l'isola è famosa per la fioritura di azalee, rododendri e per i pergolati di glicini antichissimi.

fonte : repubblica.it
 

Articolo del 23/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 1334 Volte

difiorefotografi - Portici: Buona Pasqua a tutti.

 

Articolo del 21/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 2113 Volte

Liceo Ginnasio Sannazaro - Napoli: laboratorio di produzione audiovisiva guidato dal prof. Massimo Albin.

CPVS TVNET Liceo Ginnasio Sannazaro - Napoli

 
Da diversi anni è attivo al liceo Sannazaro un laboratorio di produzione audiovisiva guidato dal prof. Massimo Albin, che dalla fine del 2005 ha iniziato a mettere in rete i propri materiali.
 

Articolo del 21/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 1114 Volte

You Tube Oscar: Assegnati gli Awards... Bellissimo.




You Tube Oscar e il vincitore è senza nome...
Assegnati gli Awards, decine di milioni di voti. La star è un bimbo che ride; grande sconfitta, nella sezione politica, Obama Girl
. Guarda tutti i video.
 

Articolo del 14/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 1963 Volte

21 Marzo, Primavera: Inizia la stagione dei matrimoni - Scegliere il bouquet in base alla stagione.


in foto: ingresso Villa Cammuso

Per raggiungere Villa Cammuso:
Uscita A1 Caserta Nord, direzione S. Leucio, dopo Taverna Nuova seguire le indicazioni per Villa Cammuso Funari – Ponteleone – Caserta


È importante tenere conto del tipo di fiore in relazione alla stagione del matrimonio. Anche se ormai è possibile acquistare fiori estivi in inverno e viceversa, è meglio rispettare il naturale corso delle stagioni:

- in primavera, scegli il giallo della forsizia, della mimosa o della primula, l''azzurro dei nontiscordardimé, il rosa della camelia, il bianco della peonia…questi fiori infatti sbocciano in concomitanza della cosiddetta “stagione dei matrimoni”, quale appunto è considerata la primavera.

-in estate, il giallo del girasole, il blu dei delphinium, il rosso delle gerbere;

-in autunno, il verde della vite americana, il rosso delle bacche di ribes, il rosa delle dalie;

-in inverno, il rosa della camelia giapponese, il rosso della stella di Natale, il bianco del viburno.

Ci sono, inoltre, fiori adatti a ogni stagione proprio perché da sempre riconosciuti come "i fiori della sposa": sono le rose in tutte le loro infinite sfumature, anche rosse, il mughetto, il tulipano, i fiori d''arancio, la fresia, la calla, il viburno, il giglio, la gardenia.

Se vuoi un bouquet poco tradizionale, ma di grande effetto, affidati alle ultime tendenze della moda che vedono in primo piano inusuali composizioni realizzate con bambù, fiori di loto, felci, ortensie o ginestre mescolati, a seconda della stagione, a rami di salice o di nocciolo, a melograni o spighe, ad agrifogli o edere variegate, a peperoncini rossi o rosmarino in fiore. Se sono fuori stagione, avvisa il fiorista con un certo anticipo, in modo che possa procurarteli per tempo.

fonte: www.donnamoderna.com

 

Articolo del 13/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 11945 Volte

1° Maggio Festa dei Lavoratori, storia di una ricorrenza: Concerto 1° Maggio Piazza S Giovanni Roma

La storia del Primo Maggio, il giorno della festa dei lavoratori, è quasi sconosciuta alla maggior parte delle persone. All’origine dei festeggiamenti c'è il grande movimento di lotta che negli anni ‘80 del XIX secolo che ha mobilitato milioni di lavoratori in America ed in Europa per la conquista delle otto ore lavorative, e non solo. A partecipare furono soprattutto le organizzazioni dei lavoratori, che si sono battute per le "Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire". E' questo infatti lo slogan usato nelle manifestazioni. Si è aperta così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, il Primo Maggio, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria indipendenza.
Ma gli avvenimenti di quelle giornate di lotta per chiedere la giornata lavorativa di otto ore, si sono concluse tragicamente. Una feroce ondata repressiva si è abbattuta contro le organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori, fino al punto che la polizia ha sparato sui dimostranti causando numerosi morti e feriti. Il ricordo dei "martiri di Chicago" è diventato simbolo di lotta per le otto ore e in questa giornata, si rivive una scommessa vinta dai movimenti dei lavoratori.
In Italia la prima commemorazione della Festa del Lavoro c'è stata nel 1891. Con l’avvento del fascismo, Mussolini ha deciso di abolirne le celebrazioni e ha stabilito la data del 21 aprile (Natale di Roma) per festeggiare "il lavoro italiano e non quello inteso in senso astratto e universale".
Nel 1945, con la Liberazione, il Primo Maggio è tornato a coincidere con la festa del lavoro. Delle celebrazioni in epoca repubblicana resta memorabile per la sua tragicità quella del 1947 a Portella delle Ginestre, nelle campagne del palermitano, dove, durante una manifestazione di braccianti, i banditi di Salvatore Giuliano hanno sparato sulla folla uccidendo 50 persone.
Oggi, dopo oltre un secolo, la festa del Primo Maggio si presenta come un’occasione per ribadire la centralità del lavoro nella vita della democrazia, per estendere i diritti degli uomini e delle donne e fare avanzare ovunque le prospettive di progresso sociale.
Ma non solo. Il 1° Maggio, la Festa dei lavoratori, è anche un’occasione, al giorno d’oggi, per riunirsi e ascoltare buona musica. Ogni anno, infatti, in Italia, in occasione di questa ricorrenza viene organizzato un grande concerto a cui partecipano artisti nazionali ed internazionali. Il concerto del 1° Maggio 2007 (XVII edizione) si è tenuto a Roma, in Piazza San Giovanni ed è stato dedicato ai 50 anni del rock’n'roll.
Tra i diversi artisti e gruppi musicali, lo scorso anno si sono esibiti: Africa Unite, Afterhours, Après la Classe, Avion Travel, Enzo Avitabile con Khaled, Bandabardò, Loredana Bertè, Blues Willies, Casino Royale, Carmen Consoli, Tullio De Piscopo, Irene Grandi, Le Vibrazioni, Modena City Ramblers, Nomadi, Mauro Pagani Band, Piotta con Enrico Capuano, Daniele Silvestri, Riccardo Sinigallia, Tetes De Bois, Tiromancino, Velvet, Verdena.
 

Articolo del 11/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 3159 Volte

25 Aprile Festa della Liberazione, Vasco Rossi canta Generale- Storia, curiosità - Musica e Libertà.

Dall'album "Generale" di Francesco De Gregori, la canzone omonima. Una canzone che parla di guerra e sofferenza, ma anche di amore e di speranza. Un cosiddetto "pezzo storico", tanto che diversi artisti si sono cimentati nel cantarla. Tra i principali ricordiamo, oltre a Vasco Rossi, anche Pino Daniele insieme allo stesso De Gregori, in una bellissima esibizione live che resterà nella storia della musica, durante un concerto cui hanno partecipato, tralaltro, anche Ron e Fiorella Mannoia.

La "Festa del 25 aprile" era chiamata, fino a qualche anno fa, Festa della Liberazione.
Infatti questa data ricorda la fine del periodo nazi-fascista e, appunto, la liberazione dell'Italia dalla dittatura di Mussolini (alleato di Hitler) e la vittoria dei Partigiani antifascisti che

organizzarono la Resistenza per riconquistare la libertà e la democrazia.
Proprio il 25 aprile 1945 i Partigiani (con l'aiuto e l'appoggio degli Alleati americani e inglesi) entrarono vittoriosi nelle principali città, liberando l'Italia e gettando le basi per una nuova democrazia.

I Partigiani erano uomini, donne, ragazzi, soldati, sacerdoti, lavoratori, operai, contadini, socialisti, cattolici, comunisti: insomma, gente di diverse idee politiche o fede religiosa, e di diverse classi sociali, ma che avevano deciso di impegnarsi in prima persona (rischiando la propria vita) per porre fine al fascismo e fondare in Italia una democrazia, basata sul rispetto dei diritti umani, della libertà individuale, senza distinzione di razza, di idee, di sesso e di religione.

La Costituzione Italiana attuale, nata dalle idee di democrazia e di libertà degli antifascisti, fu elaborata negli anni successivi proprio da quegli uomini che avevano lottato contro il fascismo. Si dice, infatti, che la nostra Costituzione è figlia della Resistenza antifascista.
Oggi la "Festa del 25 aprile" viene chiamata Festa della Libertà: è un'occasione per ricordare che la libertà non è un valore gratuito che esiste automaticamente o una condizione che si mantiene da sola.
 

Articolo del 28/02/2008 Pubblicato in attualità Letto 1426 Volte

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Articolo del 24/02/2008 Pubblicato in attualità Letto 1683 Volte

Beppe Grillo, monnezza day a Napoli 23 febbraio 2008.

 
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